GOLE MAE’STOSE

La spettacolare discesa in kayak delle Gole del Maè

Punto d'imbarco

Descrizione della discesa in kayak delle Gole del Maè in Val Zoldana

Discesa in kayak delle Gole del Maè

Ci sono strade che si percorrono un infinito numero di volte nella vita. Le si segue in modo automatico perchè sono una via obbligata tra due punti. A volte però i casi della vita ci mettono di fronte a nuove situazioni che ci fanno scoprire quello che c’è d’eccezionale nel mezzo. Ho sempre risalito la Val Zoldana per andare a sciare, fare trekking e arrampicare in Dolomiti. Mai avrei pensato che sotto a quella conca verdegginate ed impenetrabile che si vede a lato della strada si celasse un autentico spettacolo della natura.

Come arrivare al punto d’imbarco delle Gole del Maè

Lì sotto, nascosto da ogni sguardo, si nasconde un intricato canyon con strette pareti che si ergono buie ed imperiose accanto ad un torrente che a volte è largo solo un paio di metri. Le gole del Maè sono misteriose, affascinanti e lasciano lo spazio al fascino della scoperta. Entrare in acqua è già di per sé un’avventura. Bisogna scendere infatti dapprima con difficoltà un sentiero scosceso e non segnalato che parte di fronte al parcheggio di una casa appena dopo un ponticello di cemento. Bisogna tenere in qualche modo la destra. Il sentiero non è molto battuto e si deve cercare di seguire le poche tracce esistenti. Si arriva sopra un salto di roccie impraticabile. Attenzione che c’è un percorso esposto a destra che scende su una conca con un ruscello. Abbiamo calato con le corde dall’alto i kayak e abbiamo raggiunto la spiaggetta da cui ci si può imbarcare comodamente.

La discesa in kayak del Maè

In realtà si devono solo fare pochi metri in acqua perchè poi bisogna trasbordare sulla destra. C’è infatti subito una prima rapida che è impraticabile, almeno all’ingresso. Si sale in kayak a metà circa della rapida per affrontare un salto di roccia di circa un metro. Sarebbe bene osservare in precedenza il salto perchè la corrente spinge verso un masso con una nicchia sul lato destro.

Si deve anche in questo caso trasbordare subito dopo sulla sinistra e perlustrare la zona. Noi abbiamo sceso il Maè con un livello basso che precludeva l’accesso anche al secondo sbarramento roccioso. Abbiamo perciò trasbordato sulla sinistra fino all’accesso del canyon. Subito si comprende il fascino eccezionale delle Gole del Maè. Dal terrazzino di sassi si può ammirare l’imbuto roccioso che scende imperscrutabile nell’oblio. Sotto di noi c’è una rapida con una sequenza di due piccole cascate. E’ uno dei tratti “chiave” del fiume che non presenta comunque particolari difficoltà. Con poca acqua c’è un sasso semi-sommerso nel lato destro del secondo saltino. Passato questo ostacolo si assaggiano per un centinaio di metri gli stretti anfratti rocciosi. Poi l’ambiente si apre un po’ e ci sono delle morte su cui si può sostare e uscire dal kayak per visionare il percorso a valle. Un grosso masso indica l’inizio della seconda sequenza di rapide lunga circa 300 metri che si conclude con un salto e l‘ingresso nelle gole che sembra più una forra adatta al canyoning che alle discese in kayak .In tutto questo tratto bisogna affrontare tutti i passaggi tenendo la destra. Io ho cominciato subito alla grande sbattendo maldestramente contro il masso iniziale. Ho stappato subito e uscendo con più fatica del dovuto ho scoperto a mie spese che il sassone è sifonato. Già con un flusso d’acqua modesto ho fatto fatica a tenere a galla e ad assicurare il mio kayak da rodeo perchè si schiacciava contro la roccia. Un compagno mi ha passato la corda da lancio e, dopo avere agganciato il moschettone alla punta, l’ha trainata a riva. La pagaia invece è finita sotto il masso e per fortuna è stata sputata fuori dall’altra parte e recuperata dagli amici a valle. Non avendo una pagaia di riserva mi sono fatto il tratto più bello della discesa a bagno disteso sopra il kayak per evitare di impattare contro i sassi sul letto del fiume. Mi è stato riferito che l’ultimo salto alto circa 1 metro dava origine ad un ritorno che poteva trattenere in caso di capovolgimento. Per cui sarebbe stato bene uscire dal kayak e farsi trasportare dalla corrente qualche metro più a valle.

Qui inizia la sezione più scenografica delle Gole del Maè. L’ombra si impadronisce dell’ambiente. Si possono solo vedere gli scorci in alto delle fronde verdissime degli alberi. Si respira un misto di soggezione e d’incanto. C’è un po d’inquietudine derivante dal fatto di non sapere cosa si insinua dietro l’angolo e l’ammirazione per queste fascinose ed insospettabili cavità.

In realtà il fiume non avrà più alcuna difficoltà di rilievo salvo delle situazioni potenzialmente pericolose per la presenza di alberi incastrati tra le pareti che sbarrano la strada. Abbiamo trovato prima un albero di traverso che anche i più esperti non sono riusciti a superare se non con un trasbordo. Poi ci siamo inbatutti in un albero semi-sommerso che occupava metà dello stretto corso del fiume su cui Matteo (Orso) si è incastrato. Dopo questi ostacoli che hanno frammentato il gruppo ci siamo ritrovati tutti e tredici in una strettoia dove il buio la faceva da padrone. I grossi rami di un albero ostruivano il passaggio. Dopo il tentativo dei più audaci di passare l’ostacolo in eskimo, operazione difficile per i troppi impedimenti (numero di rami, poco spazio tra i rami e l’acqua…), abbiamo optato per un bagno freddo nelle tenebroso anfratto. E’ stata una vera peripezia raggiungere una comoda spiaggetta da cui si può distinguere la sagoma, molti metri più in alto di un ponte. E’ impressionante nuotare nelle acque nere fagocitate dall’oscurità di questo angusto labirinto di pietra.

Poi le tenebre lasciano spazio alla luce. Di qui in poi la gita diventa una visita naturalistica in cui non si possono che ammirare le frequesti cascatine che riversano l’acqua dall’alto nella gola, gli alberi lussureggianti che brillano in contrasto con un cielo che non si vede e le piante rampicanti che si attanagliano ai più impensabili buchi delle rocce. Dei ruderi abbarbicati sui sassi indicano che siamo in procinto di finire la discesa che termina ufficalmente sotto al ponte della statale. Dopo aver visto il canyon del Verdon in Francia, le gole del Tara in Montenegro ed aver fatto alcune escursioni di canyoning posso dire che la discesa in kayak delle Gole del Maè è qualcosa di magico. Una perla nera che lascia senza fiato per lo stupore della bellezza selvaggia di questo ambiente naturale che si trova per uno scherzo del destino proprio sotto ad una delle più trafficate strade di montagna delle Dolomiti. Place to Be!

Consigli utili

Sebbene il fiume non abbia difficoltà particolari (WW II con un paio di passaggi di WWIII) a mio avviso andrebbe percorso solo con livelli dell’acqua bassi. Con livelli alti sarebbe infatti pericoloso per la velocità che prenderebbe la corrente quando le pareti di roccia si restringono e per i possibili ostacoli presenti (alberi…). Bisogna portare con sè obbligatoriamente sacche da lancio e l’attrezzatura per calare i kayak (cordini e moschettoni). Le alte pareti delle Gole del Maè non permettono di uscire dal corso del fiume per cui ogni eventuale incidente può diventare molto pericoloso. Consiglio quindi di mettere nel kayak un minimo di attrezzatura per l’autosoccorso, dell’abbigliamento caldo (si potrebbe restare a bagno nell’acqua fredda in zone buie) ed una pagaia di riserva. E’ possibile osservare il livello dell’ acqua allo sbarco prima di partire. L’acqua deve coprire appena appena la soglia che c’è sotto il ponte romano

 Recensione: Tavian Luca Photo: Gaetano de Marchi Un grazie a tutti i kayakers che hanno reso possibile quest’eccezionale avventura! E’ possibile trovare altre informazioni sulla discesa in kayak delle Gole del Maè sulla pagina dedicata del sito CKfiumi.net