Big Mountain biking in Alpago

Cima Vacche in mountain bike

Discesa di Cima Vacche in mountain bike

Appuntamento con la storia andato a buon fine!

Salvo prova contraria dovremmo essere stati i primi a scendere da Cima Vacche in Alpago con la mountain bike.

 

Dallo scialpinismo alla mountain bike a Cima Vacche

Quest’avventura è stata figlia dell’esperienza. Io e Cal abbiamo infatti spesso percorso la cresta che porta a Cima Vacche con gli sci d’alpinismo e abbiamo coltivato una malsana idea, quella di percorrerla in mountain bike. Le condizioni avverse di tempo in pianura ci hanno spinto a concludere questo strano progetto. Bisognava stare sopra la coltre di nubi basse che incombeva sulla pianura e sulla pedemontana ed evitare di percorrere i sentieri inzuppati da giorni di umidità a livelli intollerabili.

Mi son trovato a chiamare il Cal in macchina con il parabrezza punteggiato di gocce di umidità. Sembrava piovere tant’è che le spazzole dei cristalli sbattevano incessantemente da una parte all’altra del cristallo per rimuovere l’acqua. E cosi perché non andare in Alpago ed essere superiori alle intemperie della pianura?

L’idea iniziale di Cal era di fare un percorso in costa che da casera Palantina scende nel bosco fino a Pianon. Poi però l’ambizione ha preso il sopravvento…perché non tentare di scendere da Cima Vacche?

La salita bici in spalla di Cima Vacche

Così abbiamo spinto i nostri fidi cancelli da freeride in vetta a questa splendida cima dell’Alpago. Il percorso pedalato è stato effimero. Al massimo un paio di chilometri fino a raggiungere il sentiero che sale ripido lungo la cresta. Dal bivio in poi è iniziato il calvario di circa 800m di dislivello in cui abbiamo spinto e portato in groppa le nostre pesanti bici da freeride. La salita sale ripida con continuità nel bosco e bisogna appendersi al manubrio per spingere a più non posso.

Salendo di quota gli alberi si diradano e il terreno viene coperto da fitti cespugli e mughi. Il sentiero si stringe e talvolta si impenna per cui bisogna portare la bici in spalla. Da qui si può gia ammirare lo splendore del panorama. In alto si vedono la cima del Guslon con il suo anfiteatro che si chiude con Cima Vacche ed in basso una coltre senza fine di nubi. È stata la giornata perfetta per fare questa discesa. Il sentiero in costa è spettacolare ed a ciò si aggiunge l‘atmosfera evocativa segnata dal contrasto tra lo splendore delle montagne assolate e del cielo terso contro il mantello di nubi bianche che si stendeva a perdita d’occhio sopra la pianura veneta.

Gli ultimi 400 metri di dislivello sono stati sensazionali anche se spesso eravamo costretti a guardare per terra dato l’inesorabile peso che gravava su di noi. Ma come dicono: no pain, no gain!

 La discesa in mtb da freeride di Cima Vacche

A meno di non avere un mezzo dalle escursioni ultra generose il primo tratto di discesa è difficile da fare in sella perché non esiste un sentiero ben definito. Bisogna scendere dritti per dritti su un terreno cespuglioso che nasconde buche di dimensioni generose. In questo tratto si è letteralmente appesi ai freni col sedere che striscia sulla ruota posteriore per non trovarsi sbalzati e fare capriole leggendarie.

Le cose vanno meglio se ci si avvicina alla cresta dove però è vietato sbagliare. Un errore vuol dire volare in un burrone. Son sceso spesso lentamente al limite del dirupo fin tanto che me la sentivo. Dove le condizioni o il mezzo non mi davano sicurezza sono sceso invece a piedi.

Dopo il primo dosso la discesa si fa divertente perché il terreno digrada più dolcemente. Si tratta comunque di pezzi brevi a cui si alternano discese bici in spalla per passare attraverso l’intrico dei mughi. L’aspetto spettacolare e difficilmente ripetibile è stato quello di scendere una cresta affilata sotto un sole batttente  per poi infilarsi fra le nubi e l’umidità tropicale del sottobosco.

Proprio quest’ultima sezione è quella più divertente in cui il sentiero diventa marcato, l’erba lascia il posto ad un insidioso velo di foglie di faggio bagnate e a tinte dei variegati dai colori autunnali. Qui io e Cal abbiamo potuto finalmente lanciarci in una discesa sfrenata. Beh forse non è il termine corretto visto che il mio nuovo impianto frenante anteriore Avid Elixir 5è arrivato alla fine fumante e con un disco surriscaldato di colore blu. Posso dire che non sono stati adeguati al genere di discesa.

Ne è valsa la pena far tutta quella salita senza pedalare per poi scendere in costante stato di tensione?

Credo che le immagini parlino più  e meglio di quanto possa fare io 🙂